L’ineffabilità dell’amore

L’amore appare dunque a Cavalcanti come una forza paralizzante, che rende l’uomo incapace di agire e di parlare, un’esperienza così sconvolgente da non poter quasi essere descritta. Da qui deriva un altro motivo tipicamente cavalcantiano, quello dell’ineffabilità: se la passione amorosa è un’esperienza irrazionale, una folgorante epifania dello spirito, essa può essere difficilmente riferita e rappresentata, cioè rimane sostanzialmente indicibile nella sua essenza più profonda, ed è analizzabile soltanto attraverso le teorie scientifiche di cui si è parlato.
Ciò spiega le caratteristiche dello stile di Cavalcanti, che è capace di riprodurre la canonica dolcezza stilnovistica, ma allo stesso tempo di sperimentare registri diversi, con una particolare preferenza per i toni drammatici. In tal caso il poeta ricerca una «scarna e quasi ermetica concentrazione espressiva nella quale il virtuosismo tecnico è posto al servizio di una densità concettuale che rischia di sconfinare nell’oscurità» (Mangini).

L’amore è un’esperienza tanto sconvolgente da essere indicibile.

T15 Chi è questa che vèn, ch’ogn’om la mira

Guido Cavalcanti

Sonetto di lode secondo un repertorio stilnovistico che con Cavalcanti è già canonico (si rifà, cioè, a elementi ormai consolidati). Qui non troviamo la donna-angelo di Guinizzelli, idea religiosa estranea allo spirito di Cavalcanti, ma un’apparizione comunque straordinaria e a suo modo miracolosa, narrata in un tono drammatico.

/ L’apparizione miracolosa della donna /

METRO Sonetto con schema di rime ABBA ABBA CDE EDC.

PARAFRASI e note

Chi è questa che vèn, ch’ogn’om la mira,
che fa tremar di chiaritate l’âre
ex mena seco Amor, sì che parlare
4 null’omo pote, ma ciascun sospira?

1-4 Chi è questa donna che avanza (vèn), in modo tale che ogni uomo la guarda con ammirazione, che fa tremare l’aria di splendore (di chiaritate) e porta con sé Amore, tanto che nessun uomo è in grado di parlare, ma tutti sospirano?


2 fa tremar… l’âre: è come se l’aria producesse una sorta di riverbero al passaggio della donna.
3 mena seco Amor: cioè fa innamorare di sé tutti coloro che la vedono.

O Deo, che sembra quando li occhi gira!
dical’Amor, ch’i’ nol savria contare:
cotanto d’umiltà donna mi pare,
8 ch’ogn’altra ver’ di lei i’ la chiam’ira.

5-8 O Dio, a cosa mai potrebbe essere paragonata (che sembra) quando gira gli occhi attorno a sé! Lo dica Amore, perché io non riuscirei a spiegarlo (ch’i’ nol savria contare): mi sembra una donna così umile, che ogni altra al suo confronto (ver’ di lei) dovrei chiamarla con il nome di “ira” (la chiam’ira).


5 li occhi gira: per guardare chi le sta attorno.
7 d’umiltà: il complemento di specificazione ha qui valore di attributo.

Non si poria contar la sua piagenza,
ch’a le’ s’inchin’ogni gentil vertute,
11 e la beltate per sua dea la mostra.

9-11 Non si potrebbe descrivere la sua bellezza (piagenza), tale che a lei rende omaggio (s’inchin) ogni nobile virtù, e la bellezza la indica come sua dea.


9 piagenza: provenzalismo.