T17 Perch’i’ no spero di tornar giammai
Guido Cavalcanti
Guido Cavalcanti
Il poeta è lontano da Firenze, in esilio, forse nel 1300 a Sarzana, e sente la morte vicina. Per questo scrive una ballata che porti il suo ricordo e i suoi sentimenti alla donna amata. Vibrante elegia della lontananza, è considerata uno dei testi più belli di Cavalcanti.
/ Il dolore per la lontananza dell’amata /
METRO Ballata: ripresa di 6 versi (1 endecasillabo e 5 settenari) con schema di rime Abbccd e 4 strofe di 10 versi (5 endecasillabi e 5 settenari) ciascuna con schema di rime EFEF (fronte), Fgghhd (sirma).
Perch’i’ no spero di tornar giammai,
ballatetta, in Toscana,
va’ tu, leggera e piana,
dritt’a la donna mia,
5 che per sua cortesia
ti farà molto onore.
1-6 Poiché non spero di far più ritorno in Toscana, o piccola ballata (ballatetta), vai tu, svelta (leggera) e affabile (piana), direttamente dalla mia donna, che grazie alla sua gentilezza ti farà onorevole accoglienza.
2 ballatetta: diminutivo di tipo affettivo.
Tu porterai novelle di sospiri
piene di dogli’ e di molta paura;
ma guarda che persona non ti miri
10 che sia nemica di gentil natura:
ché certo per la mia disaventura
tu saresti contesa,
tanto da lei ripresa
che mi sarebbe angoscia;
15 dopo la morte, poscia,
pianto e novel dolore.
7-16 Tu porterai notizie (novelle) di sospiri, piene di dolore (dogli’) e di molta paura; ma bada che non ti intercetti (miri) qualche persona che sia nemica della nobiltà: perché in quel caso, per mia disgrazia (disaventura), tu saresti certamente ostacolata, tanto trattenuta (ripresa) da lei, che ne sarei pieno di angoscia; e poi (poscia), dopo la mia morte, mi rimarrebbero soltanto pianto e nuovo dolore.
9-10 persona… natura: indica chi non abbia un animo gentile e dunque sia ostile all’amore; costui potrebbe perciò impedire la comunicazione amorosa tra il poeta e la donna, bloccando la ballata.
13 ripresa: la maggior parte dei commentatori interpreta nel senso di “ostacolata”, ma ci sembra che al contesto si attagli meglio il significato etimologico del verbo (“trattenuta”).
15-16 dopo… dolore: il poeta non si riferisce qui ai tormenti di una vita dopo la morte ma, tramite una sorta di iperbole, alla tristezza di morire sapendo che il suo messaggio non è giunto all’amata.
Tu senti, ballatetta, che la morte
mi stringe sì, che vita m’abbandona;
e senti come ’l cor si sbatte forte
20 per quel che ciascun spirito ragiona.
Tanto è distrutta già la mia persona,
ch’i’ non posso soffrire:
se tu mi vuoi servire,
mena l’anima teco
25 (molto di ciò ti preco)
quando uscirà del core.
17-26 Tu, piccola ballata, vedi (senti) che la morte si sta così avvicinando a me (mi stringe sì) che la vita mi abbandona; e vedi come il mio cuore batte forte a causa di ciò di cui parla (ragiona) ogni spirito vitale. Io sono ormai (già) così distrutto, che non posso resistere (soffrire): se vuoi aiutarmi, porta con te la mia anima (e di questo ti supplico con insistenza) quando abbandonerà il mio cuore.
19 si sbatte: verbo molto espressivo, a indicare il movimento concitato del cuore.
Deh, ballatetta, a la tu’ amistate
quest’anima che trema raccomando:
menala teco, nella sua pietate,
30 a quella bella donna a cu’ ti mando.
Deh, ballatetta, dille sospirando,
quando le se’ presente:
«Questa vostra servente
vien per istar con voi,
35 partita da colui
che fu servo d’Amore».
27-36 Oh, piccola ballata, raccomando alla tua amicizia (amistate) quest’anima che trema: portala con te, con il suo aspetto che suscita compassione (nella sua pietate), da quella bella donna alla quale ti mando. Oh, piccola ballata, dille sospirando, quando sarai davanti a lei: «Questa vostra ancella (servente) viene per rimanere con voi, essendosi mossa (partita) da colui che fu schiavo di Amore».
33 Questa vostra servente: l’espressione si può riferire alla ballata stessa (che in questo caso parlerebbe di sé in terza persona) oppure all’anima del v. 24. Il senso complessivo del testo, comunque, cambia di poco.