CONSONANZE CONTEMPORANEE

Antonio Delfini – CARTA VETRATA CONTRO L’IPOCRISIA

È uno scrittore ingiustamente dimenticato, il Cecco Angiolieri contemporaneo. L’emiliano Antonio Delfini (1907-1963) riversa nelle filastrocche arrabbiate scritte tra gli anni quaranta e i sessanta, e poi raccolte nel 1961 in Poesie della fine del mondo, i versi corrosivi a mo’ di invettiva contro un’intera società popolata da conformisti e piccoli individui meschini. Misantropo velenoso e intellettuale polemico nei confronti del potere economico, politico e culturale del secondo Novecento, Delfini è stato un vero e proprio battitore libero, estraneo ai salotti e agli apparati della letteratura italiana ufficiale. In questa breve lirica snocciola alcuni dei suoi bersagli preferiti: non c’è il sorriso di Cecco, ma c’è il suo acre livore.

Mercanti, banchieri, avvocati,
ingegneri, cocchieri,
non siete che polvere di rotti
bicchieri,
di cui faremo carta vetrata
per sfregiare la faccia
dei nostri irricordabili ricordi di ieri!

(Antonio Delfini, Poesie della fine del mondo, Feltrinelli, Milano 1961)

 

PER SCRIVERNE

ORIENTARSI – COMUNICAZIONE EFFICACE
Gli oggetti del risentimento possono essere molteplici. Cecco Angiolieri e Delfini ne scelgono alcuni, il primo più per scherzo che per convinzione, il secondo con l’astio e lo spirito vendicativo di un intellettuale nauseato dal mondo. In quest’ultimo caso, la satira sorniona e inoffensiva cede il passo al rancore acuminato. Non c’è da sorprendersi, visto che la polemica in versi può maturare con il sorriso indulgente oppure con una buona dose di rabbia incattivita. Scegli tu il tono emotivo con il quale prendere di mira – in prosa o in poesia – comportamenti, mentalità, costumi o tipi umani del tuo tempo e spiega i motivi per i quali su di loro si appunta il tuo spirito pungente.


Antonio Delfini

T24 S’i’ fosse foco, ardere’ il mondo

Cecco Angiolieri

È il più celebre (e giustamente celebrato) componimento di Cecco Angiolieri, nel quale egli esprime tutta la propria insoddisfazione e tutto il proprio umor nero. Ma la violenza esibita nei primi undici versi si stempera alla fine in una battuta salace, capace di riportare l’attacco esagerato a una più realistica dimensione quotidiana.

/ La polemica con il mondo intero /

METRO Sonetto con schema di rime ABBA ABBA CDC DCD.

PARAFRASI e note

S’i’ fosse foco, ardere’ il mondo;
s’i’ fosse vento, lo tempestarei;
s’i’ fosse acqua, i’ l’annegherei;
4 s’i’ fosse Dio, mandereil’ en profondo;

1-4 Se fossi il fuoco, brucerei il mondo; se fossi il vento, lo tempesterei; se fossi l’acqua, lo farei annegare; se fossi Dio, lo farei sprofondare;