s’i’ fosse papa, serei allor giocondo,
ché tutti cristiani embrigarei;
s’i’ fosse ’mperator, sa’ che farei?
8 a tutti mozzarei lo capo a tondo.

5-8 se fossi il papa, allora sarei felice (giocondo), perché metterei nei guai (embrigarei) tutti i cristiani; se fossi l’imperatore, sai che cosa farei? taglierei la testa a tutti quanti.

 


TRECCANI Le parole valgono

embrigare Anche se non ne conosciamo con certezza l’etimologia, la parola briga ci fa subito pensare a un fastidio, a una lite o a una seccatura di cui avremmo fatto volentieri a meno. Il verbo embrigare o imbrigare è una voce ormai sparita dal nostro vocabolario, ma la briga continua a tormentarci, specie se conosciamo un attaccabrighe o se siamo costretti a «prenderci la briga per qualcosa» ovvero a farci carico della molestia di un compito difficile da portare a termine. In questi casi, non ci resta altra scelta che sbrigarci togliendoci dall’impiccio il prima possibile. → Tra i molti derivati del termine briga c’è anche il verbo brigare. Prova a spiegare il suo significato.


 
8 a tondo: “girando intorno” al collo, come con un coltello. Altri intendono che l’espressione vada collegata a tutti: “a tutti coloro che mi stanno intorno”.

S’i’ fosse morte, andarei da mio padre;
s’i’ fosse vita, fuggirei da lui:
11 similemente faria da mi’ madre.

9-11 Se fossi la morte, andrei da mio padre; se fossi la vita, fuggirei da lui: la stessa cosa farei (faria) con mia madre.

S’i’ fosse Cecco com’i’ sono e fui,
torrei le donne giovani e leggiadre:
14 le vecchie e laide lasserei altrui.

12-14 Se fossi Cecco, come sono e come sono sempre stato, mi prenderei (torrei) le donne giovani e belle (leggiadre): quelle vecchie e brutte (laide) le lascerei agli altri (lasserei altrui).

Dentro il TESTO

I temi

L’apocalisse in versi e la battuta finale
Cecco Angiolieri rovescia la tradizione del plazer dichiarando la sua volontà di annientare un mondo che detesta e che amerebbe distruggere se solo avesse il potere di farlo. Le prime tre strofe del sonetto infatti presentano, in otto periodi ipotetici (S’i’ fosse), altrettante identificazioni impossibili: con tre elementi primordiali (il fuoco, l’aria, l’acqua), con Dio, con i poteri costituiti dell’epoca medievale – ovvero il papa e l’imperatore – e infine con la morte e con la vita personificate. In tal modo la furia devastatrice del poeta potrebbe abbattersi senza incontrare resistenza su tutta la Terra, sui cristiani e sull’umanità in generale, compresi i genitori, simbolo di un’autorità opprimente che merita di essere annullata. Nella terzina finale l’ipotesi si fa reale: dopo la sequenza di aspirazioni iperboliche, il poeta immagina di tornare sé stesso, gettando la maschera del truce incendiario e mostrando il suo volto bonario. Qual è infatti la sua più intima aspirazione? Nulla di sovversivo: la sua reale ambizione è soddisfare il piacere personale aspirando alle grazie di belle ragazze e lasciando agli altri le donne più brutte e più vecchie.

Lo stile

Un poeta raffinato
La chiusa del sonetto, comica e inoffensiva, rivela le intenzioni dell’autore. Le sue bizzarre intemperanze sono indubbiamente figlie di un temperamento anticonformista, desideroso di capovolgere i luoghi comuni e irridere una certa concezione della poesia, aulica e sublime, come quella dei poeti dello Stilnovo, cantori dell’amore e dei più elevati sentimenti umani. Tuttavia, la ribellione di Cecco va letta con una certa cautela: il suo è pur sempre un gioco letterario, che si compiace, secondo i canoni della poesia giocosa del Duecento, di mostrare nei versi anche la faccia più bassa, concreta e perfino triviale dell’esistenza umana. E di farlo con consumata perizia stilistica, come dimostrano la struttura simmetrica dei periodi, il ritmo martellante scandito dai segni di interpunzione e l’uso sapiente delle figure retoriche quali l’anafora di S’i’ fosse e il chiasmo degli ultimi due versi.