Li denti ’n le gengìe tue ménar gresso,
ché li taseva l’alito putente;
le selle paion legna d’alcipresso
8inver’ lo tuo fragor, tant’è repente.

5-8 I tuoi denti nelle gengive producono (ménar) tartaro (gresso), perché li intasa (li taseva) l’alito puzzolente; i sedili dei gabinetti (le selle) sembrano legno di cipresso, rispetto alla tua puzza (fragor), tanto è fulminante (repente).


5 gresso: propriamente è un tipo di roccia calcarea, qui metafora per il tartaro.
7 selle: potrebbero essere anche le selle dei cavalli. legna d’alcipresso: il legno di cipresso è particolarmente aromatico.

Ch’e’ par che s’apran mille monimenta
quand’apri il ceffo: perché non ti spolpe
11o ti rinchiude, sì ch’om non ti senta?

9-11 Poiché quando apri la bocca (il ceffo) sembra che si aprano mille sepolcri (monimenta): perché non crepi (ti spolpe) o ti rinchiudi in casa, così che nessuno senta il tuo odore?

Però che tutto ’l mondo ti paventa:
in corpo credo figlinti le volpe,
14tal lezzo n’esce fuor, sozza giomenta.

12-14 Giacché (Però che) tutti quanti ti temono: credo che nel tuo corpo si riproducano (figlinti) le volpi, tanto grande è la puzza che ne esce fuori, sudicia asina (giomenta).

 


TRECCANI Le parole valgono

paventare Il verbo latino pavere significa “temere”, “aver paura”: è questo il sentimento rappresentato da paventare, cioè il provare timore per uno sviluppo futuro. Affiora spesso in questo verbo una preoccupazione rivolta a un domani incerto e per nulla rassicurante: per esempio, si paventano i rischi di un viaggio troppo pericoloso o le conseguenze sociali di una crisi economica. → Nella comunicazione giornalistica dilaga l’uso improprio di paventare come sinonimo di “prevedere”, “progettare”, “avere intenzione di”. Sottolinea le frasi in cui è utilizzato in modo corretto: «Tutti noi paventiamo l’invasione dei nemici»; «L’assemblea condominiale paventa lavori di rifacimento della facciata»; «Dopo aver studiato tanto, pavento che il mio sforzo sia stato inutile»; «I cronisti paventano una partita ricca di gol».


 
13 le volpe: i bestiari medievali descrivevano questo animale come sporco e maleodorante.

Dentro il TESTO

I temi

Violento attacco a una donna
L’autore è scatenato nel vituperare e nell’ingiuriare una donna particolarmente fastidiosa a causa del puzzo insopportabile che emana, evocato attraverso paragoni repellenti. Il topos dell’invettiva contro una vecchia era già presente nella letteratura latina, nell’ambito della tradizione della poesia comico-realistica e prima ancora in quella goliardica, ma qui viene esasperato dall’autore, che firma una rappresentazione violenta e iperrealistica.

Lo stile

Una caricatura espressionistica
L’esagerazione del vituperio trova il proprio corrispettivo stilistico nelle metafore crudamente realistiche e nelle iperboli insultanti utilizzate dal poeta: l’odore nauseabondo che la donna emana è indicato con l’immagine del cesso (v. 1); il tartaro dei denti è paragonato all’arenaria; l’alito pesante al fetore dei cadaveri e degli animali selvatici. Così si costruisce efficacemente la caricatura espressionistica, ai limiti del grottesco, di questa vecchia laida e puzzolente.