La mediazione di Rustichello da Pisa

Polo però non scrive il Milione di proprio pugno, ma narra le sue esperienze al compagno di prigionia Rustichello, letterato pisano esperto nella scrittura di poemi cavallereschi in francese. Questi lo scrive in forma letteraria, in lingua d’oïl: così il libro ha, in pratica, due autori. L’opera viene presto volgarizzata: oggi la leggiamo in una versione in volgare fiorentino che risale ai primi del Trecento. Il Milione ebbe un grandissimo successo: se ne fecero immediatamente traduzioni in varie lingue, riduzioni, adattamenti, e circolò da subito in un gran numero di copie. Va ricordata, in particolare, l’edizione pubblicata a Venezia nel 1559 dall’umanista Giovanbattista Ramusio, importante per la futura diffusione dell’opera.

Il Milione è scritto in lingua d’oïl e poi volgarizzato in fiorentino agli inizi del Trecento.

Notizie dall’Asia

Molte delle informazioni fornite da Marco Polo costituiscono le prime vere notizie sull’Asia arrivate in Occidente. Soltanto nell’Ottocento alcuni studiosi cercarono conferme del racconto e scoprirono che le notizie che conteneva erano in parte attendibili. Marco invece non venne mai davvero creduto dai suoi contemporanei, perché il suo libro parla di una civiltà molto evoluta, di una società organizzata con grande efficienza, di un governo attento ed efficace, di una tecnologia sviluppata, e tutto questo a proposito di popoli che gli europei consideravano rozzi e barbari: pareva loro impossibile che ci fosse al mondo un popolo non europeo capace di comportarsi in maniera così civile.

Il libro di Marco Polo è la prima fonte di notizie sul lontano Oriente.

La credibilità dell’opera

Il racconto di Marco Polo è stato poi verificato su altri documenti, come gli archivi cinesi, e, pur essendo in alcuni punti infarcito di elementi favolosi e leggendari, in molti casi si è rivelato esatto a proposito di luoghi e popolazioni, usanze ed eventi, organizzazione dell’impero e personaggi citati. Le notizie contenute nell’opera, pratiche ed essenziali, sono quelle di un mercante che si è trasformato in funzionario, e non lasciano molto spazio alla fantasia.
Alcune esagerazioni dipendono dalla forma che Rustichello aveva dato al racconto, per renderlo più attraente; altre dipendono invece dalla distanza tra quanto Marco Polo narra e la corrente mentalità europea dell’epoca. Per esempio, nel libro si parla di palazzi o di intere città dai tetti «tutti d’oro»: si tratta di un’iperbole, ma è vero che in Oriente si usava rivestire con una foglia d’oro i tetti degli edifici importanti. Oppure si racconta di eserciti composti di centinaia di migliaia di soldati e di città con milioni di abitanti: nell’Europa del tempo, che aveva una popolazione scarsa e città modeste, ciò era ritenuto inverosimile. O ancora si spiega che come moneta veniva utilizzato qualcosa di simile alle banconote: in Europa sembrava ridicolo che qualcuno accettasse di farsi pagare con pezzi di carta, invece che con monete d’oro o d’argento.

Le informazioni fornite nel Milione, pur se riportate in modo favoloso e leggendario, sono risultate attendibili.


L’Atlante catalano

Realizzato intorno al 1375, è uno dei portolani più famosi: redatto su sei fogli, miniati con colori preziosi, rappresenta una mappa del mondo conosciuto con le istruzioni per spostarsi tra i vari porti dell’Europa, dell’Asia e dell’Africa settentrionale. Anche se la mappa contiene informazioni non sempre accurate, specie per quanto riguarda le terre più lontane, permette di identificare molte città indiane e cinesi. La sommaria descrizione che si accompagna alla mappa per il lontano Oriente si basa soprattutto sui racconti di Marco Polo – qui raffigurato alla guida di una carovana con uomini e dromedari – e indica le risorse reperibili in queste zone, come spezie, seta, minerali e pietre preziose.


Illustrazione raffigurante una carovana di dromedari e cavalieri, parte di una mappa antica. I dromedari, carichi di merci avvolte in pacchi, avanzano in fila lungo un terreno roccioso, accompagnati da uomini a piedi e a cavallo. I cavalieri indossano abiti colorati e cappelli a punta. In basso, si vede una mappa stilizzata con città rappresentate come castelli e linee di navigazione radiali che convergono su punti specifici.