Amato e discusso, idolatrato e oggetto di critiche feroci: Curzio Malaparte, al secolo Kurt Suckert (1898-1957), ha trascorso la sua avventurosa esistenza sempre in prima pagina. Antiborghese, fascista, antifascista e poi comunista, Malaparte è stato l’emblema dell’intellettuale bastian contrario, controverso avventuriero della penna, geniale e talentuoso istrione sempre a caccia della polemica. Autore versatile di opere amate dal pubblico, non solo italiano (Kaputt e La pelle sono i suoi romanzi migliori), dedicò le sue ultime pagine alla Repubblica popolare cinese, che egli visitò nel 1957 durante il governo del dittatore comunista Mao Tse Tung.
Nel corso del suo viaggio, Malaparte manifestò i primi sintomi di una malattia che lo condurrà alla morte, ma proprio questa esperienza accrebbe in lui la fede nella causa rivoluzionaria del popolo cinese, ritratto con toni entusiastici. Qui riportiamo alcuni passi tratti dal libro postumo Io, in Russia e in Cina (1958).

Dalle origini al Cinquecento
Roberto Carnero, Giuseppe Iannaccone
Treccani Giunti TVP, 2025
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