D1 Elogio dell’opulenza cittadina

Giovanni Villani, Nuova cronica, XII, 94

In questo brano l’autore, Giovanni Villani, descrive Firenze nella prima metà del Trecento. Balzano subito all’occhio la precisione e l’abbondanza delle notizie fornite, che riflettono sia la mentalità del mercante sia l’interesse dello storico per gli aspetti sociali ed economici. Inoltre traspare l’orgoglio del cittadino fiorentino, desideroso di esaltare il fervore commerciale e perfino “turistico” di una città ricca e in costante espansione.

Analisi e note

Banchi di cambiatori1 ottanta banchi. La moneta dell’oro battea per anno2 trecentocinquantamila di fiorini d’oro, talora quattrocentomila; e di danari da quattro3 più di ventimila libre. Le botteghe di calzolai e zoccolai e pianellai4 erano da trecento. Il collegio di giudici da ottanta in cento; e notari da seicento; medici di fisica e di cirogia5 da sessanta; e botteghe di speziali6 allora da cento. Mercatanti e merciai, grande numero, da non potere bene stimare per quelli ch’andavano fuori di Firenze a negoziare; e molti altri artefici di più mestieri, maestri di pietra e di legname.7 […]

Nel dettagliato elenco delle attività produttive e dei mestieri fiorentini, si coglie l’intenzione dell’autore di trasmettere ai posteri l’immagine di una città assai fiorente.


1 cambiatori: cambiavalute.
2 La moneta dell’oro battea per anno: la zecca di Firenze coniava ogni anno.
3 danari da quattro: “quattrini”, monete d’argento del valore di quattro piccioli.
4 pianellai: fabbricanti o venditori di pianelle, cioè pantofole.
5 medici… cirogia: medici semplici e chirurghi.
6 speziali: farmacisti.
7 maestri di pietra e di legname: muratori e falegnami.

Ell’era8 dentro bene albergata di molti belli palagi e case, e al continovo9 in questi tempi s’edificava, migliorando i lavori di farli agiati e ricchi, recando di fuori asempro d’ogni miglioramento e bellezza.10 Chiese cattedrali e di frati d’ogni regola, e monisteri magnifichi e ricchi; oltre a ciò non era cittadino che non avesse posessione in contado, popolano o grande, che non avesse edificato od edificasse riccamente troppo maggiori edifici che in città; e ciascuno cittadino ci peccava in disordinate spese, onde erano tenuti matti.11

Il benessere è rivelato dal fiorire dell’edilizia.


8 Ell’era: Firenze era.
9 al continovo: di continuo.
10 migliorando… bellezza: migliorando sempre i fabbricati in modo da renderli eleganti e ricchi, prendendo esempi (asempro) dalle migliori architetture delle città di altri paesi.
11 non era cittadino… matti: non vi era fiorentino, povero o ricco, che non avesse una proprietà nel contado, che non vi avesse costruito o non vi costruisse edifici molto più ricchi e lussuosi che in città; e ognuno esagerava nel lusso, per cui i fiorentini erano considerati matti.

Ma sì magnifica cosa era a vedere,12 ch’uno forestiere non usato venendo di fuori, i più credeano per li ricchi difici d’intorno a tre miglia che tutto fosse della città al modo di Roma,13 sanza i ricchi palagi, torri e cortili, giardini murati più di lungi alla città, che in altre contrade sarebbono chiamati castella.14 In somma si stimava che intorno alla città a sei miglia avea più d’abituri15 ricchi e nobili che recandoli insieme due Firenze non avrebbono tante:16 e basti assai avere detto de’ fatti17 di Firenze.

L’autore descrive la sorpresa dei visitatori stranieri dinanzi a una città che non ha niente da invidiare all’antica Roma.


12 Ma… vedere: ma era una cosa talmente bella da vedere.
13 ch’uno forestiere… Roma: che il visitatore straniero inesperto credeva per lo più che tutti gli edifici del contado facessero parte della città vera e propria, come accade a Roma.
14 sanza… castella: senza contare i ricchi palazzi, le torri e i giardini cinti da mura, più lontani dalla città, che in altri luoghi sarebbero chiamati castelli.
15 d’abituri: dimore.
16 che recandoli… tante: che, messe tutte insieme, due Firenze non ne avrebbero avute altrettante.
17 de’ fatti: degli aspetti principali.


L'AUTORE
Nato a Firenze intorno al 1280, Giovanni Villani viene avviato al commercio e inizia ben presto a viaggiare in tutta Europa. Dal 1316 esercita importanti funzioni pubbliche nell’ambito del Comune fiorentino: è tre volte priore, ufficiale alla moneta (1317), tesoriere ai lavori per la nuova cinta di mura (1330). In quest’ultimo ruolo viene accusato di peculato, cioè di aver sottratto denaro pubblico: è prosciolto, ma si ritira a vita privata. Verso il 1333 inizia la stesura della sua unica opera, la Nuova cronica, in 12 libri: una storia universale con particolare attenzione alle vicende della sua città, dalla fondazione fino al 1346. Muore durante la peste del 1348.