Il riscatto del latino
L’affermazione del volgare toscano determina dunque l’eclissi della lingua latina? Non è così. Anzi: Petrarca, che pure per tutta la vita lavora al suo Canzoniere, resta convinto che solo il latino gli avrebbe garantito l’immortalità letteraria, al punto da adoperarlo nelle opere di maggiore mole, per esempio nel poema Africa, scritto sul modello di Virgilio.
Lo stesso Boccaccio, nella seconda parte della sua produzione artistica, si dedica soprattutto alla stesura di opere erudite nella lingua degli antichi romani. Si tratta, tuttavia, di un latino diverso da quello usato da Dante, che spesso attinge a fonti della tradizione biblica e cristiana. Quello che, soprattutto nella seconda metà del secolo, torna al centro della vita intellettuale è un latino raffinato e aderente al lessico e alla sintassi dei grandi autori della classicità: una lingua del tutto depurata da ogni inserto medievaleggiante, che prepara il clima e il terreno alla letteratura umanistica del Quattrocento.
Il latino è ancora la lingua di riferimento ma impiegata quale strumento raffinato in un recupero colto e consapevole dello stile dei classici.