Mappa concettuale con al centro il termine LETTERATURA scritto in un riquadro verde. Da questo si diramano tre riquadri bianchi con testi: serve a consolare dalle sofferenze, costituisce uno strumento per riflettere sulla vita, è il mezzo per raccontare il mondo in tutte le sue sfaccettature. Al di sotto, un riquadro bianco connesso ai tre precedenti recita: specchio dell’uomo arbitro del proprio destino. Il riquadro LETTERATURA è collegato anche al testo: Dai temi ai testi, T5 pagina 440, T6 pagina 452.

2 Cortesia e borghesia

La fusione di valori diversi

Sono principalmente due gli universi ideologici e valoriali nel cui ambito Boccaccio si forma e che rifletterà nelle sue opere: quello cortese e quello borghese. Si tratta di sistemi di idee e princìpi antitetici che egli si propone di integrare, in una difficile conciliazione tra la generosità, l’eleganza e la magnanimità che costituiscono il fondamento dell’etica aristocratica e lo spirito d’intraprendenza che anima i comportamenti della nuova classe borghese egemone. Tale sintesi lo porta, al tempo stesso, a criticare gli eccessi di queste due visioni del mondo contrapposte: da un lato i costumi cortesi rischiano di apparire anacronistici, se non vengono filtrati e attualizzati all’interno di un contesto sociale ed economico nuovo, nel quale è necessario mirare all’utile con ingegno e oculatezza; dall’altro la logica mercantile del guadagno, se non è accompagnata da senso della misura e considerazione dei rapporti umani, diventa avidità, grettezza, deprecabile cinismo.

Boccaccio tenta di conciliare i valori cortesi (aristocratici) e l’ideologia borghese-mercantile. Di entrambe le visioni del mondo evidenzia i pregi e critica i difetti.

Napoli e la corte angioina

Su questo modello ideale, che Boccaccio pone alla base del vivere civile, agisce l’esperienza biografica concreta dello scrittore, che ha fatto conoscenza diretta, attraverso le vicende della sua vita, di mondi e valori tanto diversi. Il periodo trascorso a Napoli (1327-1340) lo porta a contatto con la realtà febbrile di una delle maggiori metropoli europee, con il dinamismo di una città portuale vivace e culturalmente assai stimolante, con gli scambi di un mercato variegato e cosmopolita, ma soprattutto gli offre la possibilità di entrare nella sfavillante corte angioina: la vita mondana dell’aristocrazia partenopea, fatta di feste sontuose e cerimoniali galanti, lo seduce come uno dei tanti, raffinati racconti della produzione d’Oltralpe letti nella biblioteca reale.

L’esperienza a Napoli fornisce a Boccaccio un modello concreto di vita mondana aristocratica.

Firenze, la finanza e i commerci

L’orizzonte di Boccaccio muta sensibilmente con il ritorno a Firenze insieme al padre, che ha esaurito la propria missione finanziaria a Napoli: d’ora in poi la sua prospettiva sociale e ideologica sarà stabilmente quella borghese, seppure lo scrittore continuerà a coltivare una struggente nostalgia verso il mondo dorato della corte.
Ma che città è la Firenze di quegli anni? Prima di diventare, nel periodo storico successivo (tra Umanesimo e Rinascimento), l’avanguardia del rinnovamento culturale nel campo della letteratura e dell’arte, già nel Trecento, con i suoi banchieri e mercanti, Firenze è uno dei principali centri dell’economia mondiale e sino alla metà del secolo la città vive un’impetuosa espansione.

A Firenze l’autore vive in un ambiente principalmente borghese. I contrasti tra ceto mercantile e nobiltà feudale dominano la scena fiorentina.