Filostrato

Composto probabilmente nel 1339 (ma alcuni studiosi datano la redazione dell’opera prima del Filocolo, intorno al 1335), il Filostrato – ovvero “Vinto d’amore”, secondo l’etimologia greca del titolo, omaggio al mondo classico pagano – narra, nel metro popolare dell’ottava (l’ottava di endecasillabi a rima ABABABCC sarà tipica della produzione cavalleresca successiva), la storia di Troilo e della sua infelice passione per Criseida, donna volubile e scaltra. La vicenda del poemetto, fondamentalmente autobiografica, è relativa alla vita sentimentale dell’autore durante gli anni napoletani, come suggerisce egli stesso nel dedicare l’opera a Fiammetta, ed è modellata sui gusti del pubblico cortigiano a cui Boccaccio si rivolge.

Filostrato è un poemetto d'amore ispirato a vicende autobiografiche.

Teseida

Scritto tra il 1339 e il 1340, il Teseida è l’ultima opera scritta da Boccaccio durante il suo soggiorno napoletano. Sullo sfondo delle guerre vittoriose di Teseo (il leggendario re di Atene) contro le Amazzoni (le donne guerriere della mitologia greca), il Teseida racconta la drammatica vicenda di due amici, Arcita e Palemone, entrambi accesi dall’amore per Emilia e perciò divenuti rivali. La materia di questo poema (ancora in ottave) in 12 libri è dunque di nuovo amorosa (oltre che epica).

Teseida è un poema epico-amoroso sullo sfondo delle guerre di Teseo contro le Amazzoni.

Rime

Dagli anni napoletani fino all’ultimo periodo della sua vita, infine, Boccaccio compone un consistente corpus di rime (oltre 150 componimenti, soprattutto sonetti e ballate), mai raccolte in un canzoniere organico. Sono testi di ispirazione stilnovistica e dantesca, incentrati su argomenti amorosi, esistenziali, spirituali e politici. Meno attento, rispetto a Petrarca, alla musicalità dei versi, Boccaccio appare però abile nel descrivere paesaggi e psicologie, all’insegna di quel realismo che caratterizzerà fortemente il Decameron.

Le Rime sono componimenti di ispirazione stilnovistica e dantesca.

T1 Florio e Biancifiore

Filocolo, II, 4

Siamo nel secondo dei cinque libri di cui si compone il Filocolo: inviato dalla madre Venere, Cupido fa scoccare la scintilla della passione nel cuore dei due protagonisti mentre sono intenti a leggere l’Ars amandi del poeta latino Ovidio.

/ Due ragazzi che scoprono l’amore /

Taciti e soli1 lasciò Amore2 i due novelli amanti, i quali riguardando l’un l’altro
fiso,3 Florio primieramente chiuse il libro,4 e disse: «Deh, che nuova bellezza t’è
egli5 cresciuta, o Biancifiore da poco in qua, che tu mi piaci tanto? Tu non mi
solevi tanto piacere; ma ora gli occhi miei non possono saziarsi di riguardarti!».
5 Biancifiore rispose: «Io non so, se non che di te poss’io dire che in me sia avvenuto
il simigliante.6 Credo che la virtù de’ santi versi,7 che noi divotamente8 leggiamo,
abbia accese le nostre menti di nuovo fuoco, e adoperato9 in noi quello
già veggiamo che in altrui adoperarono». «Veramente – disse Florio – io credo
che come tu di’ sia,10 però che11 tu sola sopra tutte le cose del mondo mi piaci».
10 «Certo tu non piaci meno a me che io a te» rispose Biancifiore. E così stando in
questi ragionamenti12 co’ libri serrati13 avanti, Racheio,14che per dare a’ cari scolari
dottrina15 andava, giunse nella camera e loro gravemente riprendendo,16 cominciò
a dire: «Questa che novità è, che io veggio i vostri libri davanti a voi chiusi? Ov’è
fuggita la sollecitudine17 del vostro studio?». Florio e Biancifiore, tornati18 i candidi
15 visi come vermiglie rose per vergogna della non usata riprensione,19 apersero i libri;
ma gli occhi loro più disiderosi dell’effetto che della cagione, torti,20 si volgeano
verso le disiate21 bellezze, e la loro lingua, che apertamente narrare solea i mostrati
versi, balbuziendo andava errando.22 Ma Racheio, pieno di sottile avvedimento,23
veggendo24 i loro atti, incontanente conobbe25 il nuovo fuoco acceso ne’ loro cuori,
20 la qual cosa assai gli dispiacque; ma più ferma esperienza26 della verità volle
vedere, prima che alcuna parola ne movesse ad alcuno altro,27 sovente sé celando28
in quelle parti nelle quali egli potesse lor vedere sanza essere da essi veduto. E
manifestamente conoscea,29 come da loro partitosi, incontanente chiusi i libri,
abbracciandosi si porgeano semplici baci, ma più avanti non procedeano,30 però che
25 la novella età, in che erano, non conoscea i nascosi diletti.31 E già il venereo fuoco32
gli avea sì accesi, che tardi la freddezza di Diana li avrebbe potuti rattiepidare.33

1 Taciti e soli: la coppia di aggettivi rimanda a un verso dantesco (“taciti, soli, sanza compagnia”, Inferno, XXIII, v. 1).
2 Amore: Cupido ha colpito i due ragazzi con le frecce dell’amore.
3 fiso: fissamente.
4 il libro: l’Ars amandi di Ovidio.
5 egli: pleonastico.
6 in me… il somigliante: dentro di me è accaduta la stessa cosa.
7 la virtù de’ santi versi: il potere dei versi di Ovidio, definiti santi perché consacrati a Venere, dea dell’amore.
8 divotamente: con devozione.
9 adoperato: prodotto.
10 come… sia: sia come dici tu.
11 però che: poiché.
12 ragionamenti: discorsi.
13 serrati: chiusi.
14 Racheio: il giovane precettore a cui è stata affidata l’educazione di Florio e Biancifiore.
15 dare… dottrina: istruire i cari ragazzi.
16 loro… riprendendo: rimproverandoli aspramente.
17 la sollecitudine: l’attenzione, la premura.
18 tornati: diventati.
19 non usata riprensione: inconsueto rimprovero.
20 ma… torti: ma i loro occhi desiderosi di guardare l’oggetto d’amore (effetto) più che il libro, causa (cagione) dell’innamoramento, erano distolti (torti).
21 disiate: desiderate.
22 la loro… errando: la loro lingua, che di solito ripeteva senza difficoltà (apertamente) i versi spiegati, ora balbettava e si confondeva.
23 sottile avvedimento: sensibile attenzione.
24 veggendo: vedendo.
25 incontanente conobbe: capì immediatamente.
26 più ferma esperienza: prova più sicura.
27 prima… altro: prima di farne parola a qualcun altro.
28 sé celando: nascondendosi.
29 manifestamente conoscea: apprendeva fuor di ogni dubbio.
30 più… procedeano: non si spingevano oltre.
31 però che… diletti: poiché la giovane età non conosce i segreti piaceri dell’amore (nascosi diletti).
32 venereo fuoco: la passione amorosa (Venere è la dea dell’amore).
33 che… rattiepidare: era troppo tardi per ritrovare l’austerità di Diana (la dea simboleggia la castità).