Il modello classico

La tradizione è presente anche nella scelta della forma espressiva: una lettera indirizzata alle donne innamorate, il cui modello ricorda da vicino l’Ovidio delle Heroides, opera costituita da alcune lettere di eroine (questo il vocabolo che traduce il titolo latino) del mito classico, le quali confessano agli amati le loro sofferenze d’amore. Il poeta Ovidio (43 a.C. - 17/18 d.C.) è effettivamente uno degli autori elegiaci più importanti della tradizione latina e rappresenta, per Boccaccio, un precedente autorevole. L’elemento di forte novità di Ovidio consisteva proprio nel dare voce alla donna. Nella precedente poe­sia amorosa, infatti, la donna/domina (cioè la “donna/padrona”), pur rappresentando apparentemente il nucleo dell’opera letteraria, era tuttavia un oggetto d’amore, spesso inconsapevole e comunque muto e lontano. Invece con Ovidio – e poi con Boccaccio che lo riprende – la donna assume, seppur attraverso la penna maschile, il ruolo di chi prova sentimenti e li descrive.

Dettaglio de La Primavera di Sandro Botticelli, che raffigura le tre Grazie. Le tre figure femminili sono raffinate, vestite con abiti trasparenti e leggeri, disposte in un cerchio danzante. Ognuna è adornata con dettagli floreali tra i capelli e mostrano un'espressione serena e aggraziata. La composizione trasmette armonia e movimento, con le mani delle donne unite in un gesto elegante. Lo sfondo è bianco, mettendo in risalto le figure.
Sandro Botticelli, La Primavera (particolare: le tre Grazie), 1478. Firenze, Galleria degli Uffizi.
Amore senza condanne

Mentre un personaggio come Francesca da Rimini, nel canto V dell’Inferno, suscita in Dante un atteggiamento di condanna (sebbene unita all’umana compassione), Fiammetta innamorata ha tutta la comprensione non solo di Boccaccio, ma anche dei lettori: l’autore porta il pubblico a considerare l’amore in quella chiave edonistica che più prepotentemente si riaffaccerà nel Decameron e che vedrà tante protagoniste femminili rivendicare il proprio diritto ad amare, anche nella dimensione dei sensi. Insomma, Fiammetta è una sorta di modello di quella spavalderia femminile rappresentata in diverse novelle (in particolare della Quarta giornata) del capolavoro di Boccaccio.

NINFALE FIESOLANO

Le origini di Fiesole tra mito e leggenda

Il nume tutelare del Ninfale fiesolano non è più Fiammetta, bensì Amore in persona, che guida l’autore a raccontare una «storia molto antica». Nell’opera – un poemetto in 473 ottave scritto probabilmente tra il 1344 e il 1346 (ma alcuni studiosi lo retrodatano addirittura al periodo napoletano) – Boccaccio elabora in forma leggendaria le origini dei torrenti Africo e Mensola, nei pressi di Firenze, e in tal modo racconta la fondazione di Fiesole. Il testo è il capostipite in volgare di un genere destinato ad avere grande successo nella poesia rinascimentale, quello della poesia idillico-mitologica e pastorale (per esempio con la Nencia da Barberino di Lorenzo il Magnifico e le Stanze per la giostra del Poliziano).

Il Ninfale fiesolano inaugura la poesia di genere idillico-mitologico e pastorale. Si tratta di un poemetto in ottave che narra in chiave mitologica e leggendaria le origini di Fiesole.