La struttura

L’opera nel suo complesso comincia con un breve Proemio (contenente una dedica alle donne innamorate) e si chiude con una Conclusione dell’autore. Ogni giornata (così si chiamano i dieci raggruppamenti ciascuno di dieci novelle) è aperta da una Introduzione e terminata da una Conclusione (che contiene sempre una ballata). Particolarmente importanti e più estese sono l’Introduzione alla Prima giornata – che descrive l’epidemia di peste e racconta la decisione della «onesta» e «lieta brigata» di isolarsi dal contesto cittadino e che quindi è, di fatto, un’introduzione a tutta l’opera – e l’Introduzione alla Quarta giornata, che presenta un’autodifesa dell’autore da alcune critiche che gli erano state mosse sulla licenziosità delle novelle che erano già circolate. Ogni novella è preceduta inoltre da una rubrica, cioè una sorta di titolo o sommario che ne sintetizza in poche righe il contenuto.

Ogni giornata inizia con un'Introduzione e termina con una Conclusione.

La cornice

Il Proemio e la Conclusione dell’autore rappresentano dunque il contesto all’interno del quale viene collocata la cornice narrativa, cioè la narrazione relativa alle azioni dei dieci giovani narratori delle cento novelle, contenuta nelle introduzioni, nelle conclusioni e anche negli spazi iniziali e finali delle singole novelle. Nelle introduzioni e nelle conclusioni delle giornate – oltre che nel Proemio – Boccaccio parla in prima persona come narratore eterodiegetico onnisciente (cioè esterno alla narrazione, che domina dall’alto in ogni suo aspetto), mentre nel resto del Decameron, vale a dire nelle novelle, cede la parola ai personaggi-narratori.

La cornice narrativa descrive le azioni dei dieci narratori, all'inizio e al termine delle singole novelle.

Il Proemio e la dedica alle donne

Nel Proemio è contenuta la dedica dell’opera alle donne innamorate: queste ultime appaiono a Boccaccio bisognose di conforto, giacché vivono in una perenne condizione di repressione («ristrette da’ voleri, da’ piaceri, da’ comandamenti de’ padri, delle madri, de’ fratelli e de’ mariti»); l’autore, che ricorda di avere sperimentato in prima persona la sofferenza d’amore, provando «compassione» verso le donne, dedica loro le cento novelle come un’occasione di svago e di consolazione.

Boccaccio dedica l'opera alle donne innamorate, nei confronti delle quali prova compassione. Vuole rimediare alla condizione d'inferiorità in cui esse si trovano.

Boccaccio afferma di volere così correggere «il peccato della fortuna», che ha posto le donne in una situazione di sottomissione alla volontà della controparte maschile, offrendo loro, con il suo libro, un piacevole passatempo. Poiché nel Medioevo le donne erano considerate persone prive di cultura, dedicare a loro la propria opera significava catalogarla come appartenente a un genere minore: in questo senso si tratterebbe di una sorta di dichiarazione di modestia da parte dell’autore. Tuttavia sembra che sia anche presente, in Boccaccio, l’intenzione di individuare un nuovo pubblico, un pubblico che legge per piacere e divertimento.

Dettaglio de I novellatori del Decamerone di Francesco Podesti. La scena raffigura un gruppo di uomini e donne, vestiti in abiti medievali colorati, riuniti in un giardino lussureggiante accanto a una fontana; alcuni sono in piedi, altri seduti. Al centro, una donna seduta sembra raccontare una storia, mentre gli altri la ascoltano. Una donna alla sua sinistra suona un liuto, e altre figure interagiscono tra loro. Sullo sfondo si vedono elementi architettonici decorati e vegetazione, con un'atmosfera calda e luminosa che evoca serenità e convivialità.
Francesco Podesti, I novellatori del Decamerone (particolare), 1851. Treviso, Museo Civico Luigi Bailo.
La poetica del diletto

Infatti, sempre nel Proemio, si afferma – seppure indirettamente, ma in modo molto chiaro – un concetto nuovo, cioè la concezione edonistica (l’autore parla di «diletto») della narrazione: una concezione della letteratura assai lontana dalle finalità moralistiche della narrativa medievale, basata sugli exempla, cioè su situazioni esemplari da cui trarre insegnamenti morali o religiosi utili per la vita.

La narrazione del Decameron non ha più le finalità moralistiche tipiche della letteratura medievale: il suo scopo è il piacere del racconto.