Cepparello, che i francesi chiamavano Ciappelletto, era notaio ma viveva ai
margini della legge, servendo imbroglioni e truffatori. Pronto a rogare9 atti falsi,
spergiuro e violento, bestemmiatore e frequentatore di taverne, era sempre disposto
a dar mano in ogni malefatta. Aveva avuto parte perfino in omicidi e ferimenti.
20 Schernitore di Dio e dei santi, ladro e farabutto, sconcio bevitore e giocatore di
vantaggio,10 si può dire, senza dilungarci di più, che fosse il peggiore uomo che
mai nascesse. Proprio quel che occorreva a Messer Musciatto, che gli diede regolare
procura11 e lo mandò in Borgogna, appoggiandolo presso due fratelli fiorentini
che in quelle terre vivevano prestando denaro ad usura.
25 Ospitato dai due fratelli, Ciappelletto aveva cominciato il suo lavoro, quando
cadde gravemente ammalato. Vennero subito chiamati dei medici che fecero di
tutto per curarlo, ma senza risultato, perché il suo male era grave e certamente
mortale. L’età, gli strapazzi e più che altro gli stravizi, l’avevano così mal ridotto,
che nessun medico avrebbe potuto ridargli la salute.
30 «Cosa dobbiamo fare?», si chiedevano i due fratelli stando in una stanza vicina
a quella del malato. «Se lo mandiamo a morire all’ospedale, la gente dirà che siamo
delle carogne senza cuore. Se lo teniamo in casa e costui, da quel miscredente che è
sempre stato, morirà senza confessarsi e comunicarsi, nessuna chiesa accetterà il suo
corpo. Se poi si confessasse, sarebbe ancor peggio, perché sentendo le ignominie
35 delle quali si è coperto, il confessore, inorridito, penserà di aver davanti il diavolo in
persona. La voce si spargerà e noi che già siamo malvisti a cagione del nostro mestiere,
saremo cacciati dal paese e magari messi a morte a furore di popolo».
Ciappelletto, al quale la malattia, come spesso avviene, aveva reso finissimo
l’udito, chiamò a sé i due fratelli.
40 «Ho sentito tutto», disse. «Quel che temete potrebbe in verità avvenire, ma io
troverò modo che non avvenga. Vivendo ho fatto tante ingiurie a Domineddio,12
che anche se ne farò un’altra in punto di morte non cambierà nulla. Per cui vi
prego di farmi venire qualche santo frate, il migliore che si trovi da queste parti,
perché voglio confessarmi in modo da sistemare al meglio i fatti vostri e i miei».13
45 Pur non aspettandosi nulla di buono da Ciappelletto, i due chiamarono da un
convento vicino un santo frate, che postosi al capezzale del morente, dopo averlo
confortato alquanto gli chiese da quanto tempo non si confessasse.
Ciappelletto, che non si era mai confessato in vita sua, rispose:
«Di solito mi confesso due o tre volte la settimana, ma ora, con la malattia,
50 saranno otto giorni che non ho questo beneficio».
«Bravo». disse il frate, «è una buona norma la tua. Anche perché così avrai ben
poco da dirmi».
«Ma che dite mai!», esclamò Ciappelletto. «Ogni volta io mi confesso di tutti
i peccati che ho commesso da quando sono nato».
9 rogare: stendere.
10 giocatore di vantaggio: baro.
11 procura: una autorizzazione legale a rappresentarlo e ad agire per suo conto.
12 Domineddio: Signore Iddio. Deriva dall’unione del vocativo latino domine, “o signore”, con Dio ed è una forma amplificata che si usa specialmente nelle invocazioni.
13 Vivendo… e i miei: per nulla preoccupato dal fatto di dover morire, Cepparello si accinge, con il gusto della burla che lo contraddistingue, a concludere la sua vita in modo degno del proprio personaggio, con la più grande truffa che mai abbia potuto compiere: farsi passare per un santo.