Il disgraziato tentò con tutte le sue forze di sollevare la pesante copertura di
marmo, ma finì con l’abbattersi, disanimato, sul corpo dell’arcivescovo, mentre i
due se la svignavano di gran corsa.
170 Quando Andreuccio ritornò in sé e si vide al buio, mezzo soffocato dal lezzo
del cadavere, capì che sarebbe morto in quella tomba. Tentò ancora, piangendo e
disperandosi, di sollevare il coperchio, ma ormai senza speranza. Solo al mattino,
se fosse stato ancora vivo, quando si sarebbe aperto il tempio avrebbe potuto far
sentire le sue grida. Ma se anche l’avessero tirato fuori, sarebbe stato solo per
175 impiccarlo come ladro.

Miniatura tratta da un codice del Decameron, raffigurante una scena della novella di Andreuccio da Perugia. A sinistra, ci sono edifici in tonalità pastello con finestre da cui si affacciano una donna e un uomo, mentre un altro uomo, Andreuccio, è seduto all'esterno appoggiato al muro di un edificio, sotto una latrina. A destra, sotto un arco, si svolge una scena d'interno con tre uomini intenti ad aprire la tomba dell’arcivescovo. Uno degli uomini è dentro la tomba e passa un pastorale a un complice. Il terzo tiene sollevato il coperchio della tomba.
Miniatura raffigurante la novella di Andreuccio da Perugia, in un codice del Decameron, XV secolo. Parigi, Bibliothèque de l’Arsenal.

Stando in questi orribili pensieri, sentì dei rumori. Era gente che andava per
la chiesa e stava avvicinandosi al sepolcro. Dalle loro parole e dal rumore dei ferri
che maneggiavano, capì che venivano a fare quel che lui e gli altri due avevano già
fatto. I nuovi ladri infatti sollevarono il coperchio e lo puntellarono. Ma quando
180 si trattò di decidere chi dovesse entrare, nessuno ne voleva sapere. Dopo una lunga
disputa, si fece avanti uno che disse:
«Di che avete paura? Di venir mangiati dall’arcivescovo? I morti sono morti.
Vi entrerò io!».
Così detto, salito sull’arca, si calò dentro appoggiando il petto sul bordo e
185 mandando avanti le gambe. Andreuccio lo prese per i piedi e cominciò a tirarlo.
L’altro, dato un urlo acutissimo, sgusciò fuori e si diede alla fuga, seguito dai compagni,
che parevano incalzati da centomila diavoli.
Il giovane poté allora uscire dalla tomba, calarsi dal finestrone per il quale era
entrato nel duomo, e raggiungere la strada.

rr. 176-183 Il ruolo della fortuna è ancora una volta determinante: è grazie all’arrivo di un’altra banda di criminali che il protagonista riesce a liberarsi.