ANALIZZA TU – VERSO L’ESAME
T12 Chichibio e la gru
Decameron, VI, 4
Decameron, VI, 4
Raccontata da Neifile, questa celebre novella ha per protagonista un cuoco bugiardo, non troppo intelligente e pauroso, che però – non sa nemmeno lui come – con una battuta improvvisata riesce a scampare a un grande pericolo. Siamo nella Sesta giornata, quella dedicata ai motti di spirito, in cui Boccaccio celebra le espressioni pronte e fulminee, frutto di un abile uso della parola, valore esaltato in tutto il Decameron.
/ Una battuta fulminea salva un cuoco bugiardo /
Chichibio,1 cuoco di Currado Gianfigliazzi,2 con una presta parola a sua salute3 l’ira di
Currado volge in riso e sé campa dalla mala ventura4 minacciatagli da Currado.
[…]
Currado Gianfigliazzi, sì come ciascuna di voi e udito e veduto puote5 avere, sempre
della nostra città è stato notabile6 cittadino, liberale e magnifico, e vita cavalleresca
5 tenendo continuamente in cani e in uccelli s’è dilettato, le sue opere maggiori
al presente lasciando stare.7 Il quale con un suo falcone avendo un dì presso
a Peretola8 una gru ammazzata, trovandola grassa e giovane, quella mandò a un
suo buon cuoco, il quale era chiamato Chichibio e era viniziano; e sì gli9 mandò
dicendo che a cena l’arrostisse e governassela10 bene. Chichibio, il quale come
10 nuovo bergolo era così pareva,11 acconcia12 la gru, la mise a fuoco e con sollecitudine
a cuocer la cominciò. La quale essendo già presso che cotta e grandissimo
odor13 venendone, avvenne che una feminetta della contrada, la quale Brunetta14
era chiamata e di cui Chichibio era forte innamorato, entrò nella cucina, e sentendo
l’odor della gru e veggendola pregò caramente Chichibio che ne le15 desse
15 una coscia.
rr. 1-11 II due personaggi principali incarnano caratteri molto diversi: appartengono a due mondi sociali e culturali agli antipodi, come si evincerà più avanti anche dal loro linguaggio.
sollecitudine «Vi preghiamo di volerci rispondere con cortese sollecitudine»: nel linguaggio della burocrazia, formule del genere abbondano. Ma essere solleciti esprime una bella disposizione dell’animo: quella di chi si dà cura e si preoccupa – con prontezza, diligenza e premura – di una persona o di una cosa. → La sollecitudine non va confusa con il sollecito: che cosa si indica con questo sostantivo?
Chichibio le rispose cantando e disse: «Voi non l’avrì da mi,16 donna Brunetta,
voi non l’avrì da mi».
Di che donna Brunetta essendo turbata,17 gli disse: «In fé di Dio, se tu non
la mi dai, tu non avrai mai da me cosa che ti piaccia», e in brieve le parole furon
20 molte;18 alla fine Chichibio, per non crucciar19 la sua donna, spiccata20 l’una delle
cosce alla gru, gliele diede.
rr. 16-21 La schermaglia amorosa tra il cuoco e la serva è resa con vivace realismo linguistico.
1 Chichibio: Chichibìo è un nomignolo che deriva dalla voce veneta (a carattere onomatopeico) cicibìo, che significa letteralmente “fringuello” e per traslato “cervello d’uccellino”, “buono a nulla”. Si tratta di un personaggio d’invenzione.
2 Currado Gianfigliazzi: personaggio storico appartenente a una nobile e ricca famiglia di banchieri.
3 con una presta parola a sua salute: con una battuta pronta detta per salvarsi.
4 sé campa dalla mala ventura: si salva dalle sciagure.
5 puote: può.
6 notabile: ragguardevole.
7 le sue opere… lasciando stare: ora (al presente) tralasciando di menzionare le sue opere più importanti (in campo politico ed economico).
8 Peretola: borgo del contado fiorentino.
9 gli: gliela.
10 governassela: la preparasse.
11 come nuovo… pareva: sembrava proprio quello strano (nuovo) sempliciotto (bergolo) che era.
12 acconcia: preparata.
13 odor: profumo d’arrosto.
14 Brunetta: un personaggio d’invenzione.
15 ne le: gliene.
16 Voi non l’avrì da mi: voi non l’avrete da me (la frase mima il dialetto veneziano).
17 turbata: adirata.
18 in brieve le parole furon molte: insomma litigarono.
19 crucciar: scontentare.
20 spiccata: staccata.