Due personalità diverse
Se, come abbiamo visto, il fenomeno della poesia religiosa del Duecento va inquadrato tra coordinate socio-politiche ben precise (a partire dalla situazione di grande rinnovamento che vive la Chiesa tra il XIII e il XIV secolo), esso rappresenta allo stesso tempo una pietra miliare per tutta la letteratura successiva: Francesco d’Assisi (vedi p. 72) è un personaggio di straordinaria potenza umana e religiosa, ma anche poetica; Iacopone da Todi (vedi p. 81) è la più importante personalità letteraria prima di Dante.
Leggendo i loro testi avremo modo di notare come queste due figure – che pure si muovono all’interno della cultura francescana umbra (Iacopone entra nell’ordine fondato da Francesco) – siano profondamente diverse sia sul piano ideologico sia su quello prettamente letterario. Per esempio, mentre Francesco è portatore di una religiosità più aperta e positiva, che tende a valorizzare la bontà del creato, Iacopone incarna una visione più cupa, dominata dal senso del peccato e della colpa, essendo vicino alla cultura dei Flagellanti, la confraternita attiva nell’Umbria del XIII secolo i cui membri praticavano la mortificazione corporale attraverso l’autoflagellazione in pubblico.
I due maggiori esponenti della poesia religiosa sono Francesco d’Assisi e Iacopone da Todi.
Una lingua per tutti
Le esperienze letterarie di Francesco e Iacopone sono di fondamentale importanza anche per i futuri sviluppi della lingua italiana. Nel Duecento, per pregare anche al di fuori dei monasteri e a contatto con i fedeli più poveri e umili, viene percepita come sempre più urgente la necessità di un linguaggio che sia comprensibile a tutti, un linguaggio nuovo rispetto al latino della liturgia (cioè dei riti religiosi): il volgare, la lingua di uso comune.
La scelta prima di Francesco e poi di Iacopone di utilizzare il volgare umbro del tempo per la scrittura letteraria rappresenta una decisione assolutamente innovativa e assai significativa, non solo sul piano religioso ma anche e soprattutto su quello culturale.
Sia Francesco sia Iacopone scrivono in volgare umbro.
