Nel Quattrocento l’imitazione in volgare di Petrarca costituisce la forma privilegiata di poesia, attuata con mescolanza di temi, linguaggi e metri differenti. Tale tendenza acquista rigore nuovo nel Cinquecento. Pietro Bembo è sia il teorizzatore dello stile di Petrarca quale modello esclusivo di lingua poetica (Prose della volgar lingua) sia uno dei maggiori esponenti della corrente petrarchista (Rime).
I TEMI E LO STILE
La scrittura petrarcheggiante non è solo prerogativa di letterati di professione: la sua diffusione la rende un mezzo di affermazione personale e di promozione sociale. Modo di espressione della classe aristocratica, il Petrarchismo ne riflette le aspirazioni al decoro e alla misura, alla bellezza assoluta e all’amore ideale.
Nei canzonieri l’esperienza del quotidiano si rivela dunque priva di ogni aspetto concreto e la vicenda amorosa mette in scena il dissidio tra amore spirituale e amore profano.
Sul piano dello stile, l’imitazione del monolinguismo di Petrarca produce un lessico astratto e forme retoriche ripetute all’eccesso: una mancanza di originalità che rappresenta il limite maggiore del Petrarchismo.