55 Enfin del mondo a la finita
sì mme duri questa vita
e poi, a la scivirita,
dura morte me sse dìa.

55-58 Questa condizione (vita) duri per me sino alla fine del mondo, e poi, alla separazione dell’anima dal corpo (scivirita), mi si dia una morte crudele.

Allegom’en sseppultura
60 un ventr’i lupo en voratura
e l’arliquie en cacatura
en espineta e rogarìa.

v. 61 C’è anche una nota di sarcasmo: le reliquie (tradizionalmente parti del corpo dei santi venerate dai fedeli) del poeta saranno gli escrementi del lupo che lo avrà divorato.

59-62 Scelgo come (Aleggom’en) sepoltura il ven­tre di un lupo che mi abbia divorato (en voratura) e le mie reliquie (arliquie) siano i suoi escrementi fra spini e rovi (en espineta e rogarìa).

Li miracul’ po’ la morte,
chi cce vene aia le scorte
65 e le deversazioni forte
con terrebel fantasia.

63-66 Ecco i miracoli che avranno luogo dopo (po’) la mia morte: chi verrà lì (cce) abbia la compagnia di spiriti malvagi (scorte), forti vessazioni diaboliche (deversazioni) e terribili allucinazioni (fantasia).

Onn’om che m’ode mentovare
sì sse deia stupefare
e co la croce sé segnare,
70 che reo escuntro no i sia en via.

67-70 Chiunque mi udrà nominare (mentovare) dovrà inorridire (stupefare) e farsi il segno della croce, affinché per strada (en via) non gli capiti di fare un cattivo incontro (reo escuntro).

Signor meo, non n’è vendetta
tutta la pena ch’e’ aio ditta,
ché me creasti en tua diletta
et eo t’ho morto a villania.

vv. 73-74 Gli ultimi versi spiegano chiaramente il motivo della punizione invocata ai danni del genere umano.

71-74 Mio Signore, tutta la sofferenza che ho descritto non è espiazione sufficiente dei miei peccati (vendetta): poiché tu mi hai creato per amore (en tua diletta) e io ti ho ucciso (t’ho morto) a causa della mia ingratitudine (a villania).

Affresco di Domenico Ghirlandaio intitolato Conferma della Regola francescana. La scena si svolge all'interno di un'ampia architettura rinascimentale con archi e colonne. A destra, un papa seduto su un trono riccamente decorato conferisce la regola a un frate inginocchiato, probabilmente San Francesco. Intorno, sono presenti vescovi, cardinali e figure di rilievo che assistono alla scena, vestiti con abiti del periodo rinascimentale. Sullo sfondo si intravede una piazza con figure in movimento, che aggiungono profondità e realismo alla composizione. L'affresco è decorato con elementi floreali sulle arcate.
Domenico Ghirlandaio, Conferma della Regola francescana, 1482-1485. Firenze, Basilica di Santa Trinita.