La lingua Molte cause concorrono alla diffusione dell italiano e dunque all uni cazione linguistica del paese: l ampliamento della rete ferroviaria, la leva obbligatoria, l obbligo scolastico, l emigrazione interna. S La prima pagina del primo numero del Corriere dei piccoli , uscito il 27 dicembre 1908. Nel primo decennio del Novecento il 40% degli italiani analfabeta e l 80% parla ancora in dialetto. Italiano lingua della borghesia Come abbiamo gi visto, i decenni successivi all unificazione politica mettono in moto il processo di quella linguistica. Alcuni fattori determinano condizioni favorevoli per la diffusione dell italiano presso strati pi ampi della popolazione e in contesti locali o culturali rimasti per secoli dominio esclusivo dei dialetti. Lo sviluppo della rete ferroviaria, la costituzione dell esercito con la leva obbligatoria e di una burocrazia nazionale, l introduzione dell obbligo scolastico, la crescita dell industria e delle realt urbane, le prime forme di mobilitazione politica delle masse consentono una maggiore integrazione tra persone di diversa provenienza: la conseguenza che i dialetti escono dal loro isolamento per entrare in contatto con le parlate pi cittadine, finendo cos per modificarsi e acquistare una coloritura pi vicina all italiano. Fondamentale si rivela, in tal senso, il pur doloroso fenomeno dell emigrazione interna che, a partire dalla fine dell Ottocento, interessa la penisola battendo due strade diverse: quella che dalla campagna conduce alla citt e quella che porta dal Mezzogiorno al Nord. Gli effetti linguistici del processo migratorio sono vasti e duraturi. In un altra realt rispetto a quella da cui provengono, gli emigranti devono misurarsi con la necessit di capire e farsi capire dagli autoctoni: come scrive lo studioso Pietro Trifone, «ciascuno deve faticosamente rinunciare alle peculiarit pi marcate del proprio dialetto e tesaurizzare ai fini relazionali gli elementi comuni con i dialetti degli altri». Possiamo dunque dire che nei primi anni del Novecento in Italia vivano uomini e donne italofoni , parlanti cio la lingua italiana? Naturalmente no: l aspirazione di Manzoni di assistere in poco tempo a una compiuta omogeneizzazione linguistica infatti, all alba del nuovo secolo, tutt altro che realizzata. D altra parte, il desiderio di integrarsi all interno di un orizzonte nazionale coinvolge soprattutto le classi medio-alte: a esse, per esempio, si rivolge la variegata schiera di letterati impiegati nel sistema dell editoria e pronti ad assecondare le aspettative di un pubblico nuovo, fatto di studenti (si pensi ai romanzi per i ragazzi o a giornali come Corriere dei piccoli ) e di donne, oltre che di borghesi di buona cultura (tra la fine dell Ottocento e l inizio del Novecento si registra una straordinaria fioritura di quotidiani e periodici di varia natura). Analfabetismo e scolarizzazione Grazie all impegno dello Stato, il livello di scolarizzazione del paese aumenta sensibilmente, ma ancora nel 1911 la percentuale degli analfabeti tocca il 40%, mentre in Germania non supera l 1% e in Francia oscilla intorno al 10-15%. Nonostante gli sforzi per allargarne la base, infatti, la scuola rimane un istituzione non per tutti e l istruzione continua a essere percepita alla stregua di «un bisogno voluttuario», come testimonia un inchiesta ministeriale promossa nel 1910. La maggior parte della popolazione frequenta al massimo i primi due o tre anni delle elementari, utili a favorire l accostamento alla lettura e ai rudimenti della scrittura, ma a niente di pi . Ci spiega perch pi dell 80% degli italiani continua a esprimersi in dialetto, come ben documentano le lettere inviate dai soldati di ogni parte d Italia ai propri parenti, che attestano un passo avanti compiuto nell alfabetizzazione ma non una marcata familiarit con la lingua nazionale. L EPOCA E LE IDEE 537