La lingua La politica fascista mira a favorire l alfabetizzazione dei ceti popolari riducendo lo spazio dei dialetti. L inquadramento degli studenti e dei giovani nelle organizzazioni di partito, le occasioni pubbliche create ai fini del consenso, la politica assistenziale e ricreativa a favore dei meno abbienti (si pensi alle colonie estive per i figli degli operai) sono alcune delle iniziative del regime per uniformare, anche linguisticamente, le abitudini degli italiani. Il fascismo usa la lingua italiana per controllare e uniformare le abitudini degli italiani e come strumento di propaganda anche attraverso i mezzi di comunicazione. Penalizza fortemente i dialetti. Il purismo linguistico si caratterizza con la chiusura verso l esterno e l eliminazione dei termini stranieri. Il ruolo dei mezzi di comunicazione La radio, la stampa quotidiana e in genere tutti gli strumenti di comunicazione di massa cooperano all interno di questa strategia di pianificazione espressiva: l oratoria, le canzoni popolari, le parole d ordine diffuse nelle piazze e nei comizi di Mussolini, le battaglie ideologiche quali l uso del pronome voi (considerato popolare e antiborghese) al posto del lei (inviso perch reputato classista e gerarchico) si rivelano determinanti nell imporre all italiano medio una fraseologia e un lessico standardizzati. Si diffondono veri e propri stereotipi di cui possiamo cogliere l involontaria comicit vedendo i documentari dell Istituto Luce dell epoca e ascoltandone il commento retoricamente stentoreo. Riprendendo la divertente osservazione di un giornalista di quegli anni, il linguista Tullio De Mauro evidenziava come una manifestazione non potesse che essere ardente, un invocazione travolgente, una fede indefettibile, un grido formidabile oppure entusiastico. Contro le parole straniere L autarchia che contraddistingue la dittatura a partire dalla fine degli anni Venti accentua infine l indirizzo puristico impresso all educazione linguistica. Nel tentativo di arrestare l impiego dei forestierismi, nel 1940 l Accademia d Italia propone addirittura una serie di sostituzioni o adattamenti: lo chauffeur diventa l autista, il garage la rimessa, l hotel l albergo e cos via. intellettuale NELLA FABBRICA DEL CONSENSO & societ Educare ai valori fascisti Il regime fascista si pone l obiettivo di rifare gli italiani , educandoli a nuovi valori e princ pi e forgiandone una mentalit diversa rispetto al passato. Per svolgere questo compito, il ruolo assegnato agli intellettuali fondamentale: la gran parte della cultura italiana aderisce a questo progetto. Scrittori e pittori, professori universitari e artisti, architetti e giornalisti sono attivamente coinvolti nella vita dell Italia fascista, inseriti negli ingranaggi della macchina delle attivit culturali e di propaganda. La riforma della scuola Anche se non mancano voci fuori dal coro e posizioni oscillanti tra silenzio e conformismo, l adesione degli intellettuali al regime massiccia e ricompensata con una sicurezza economica, impensabile durante l epoca giolittiana. La politica del fascismo garantisce all intellettuale prebende, assistenza e integrazione nel pubblico impiego. A beneficiarne soprattutto il letterato, premiato, oltre che da ricompense materiali, da un diffuso privilegio accordato alla cultura umanistica. Lo testimonia la riforma della scuola varata nel 1923 da Giovanni Gentile, che volge le spalle alla tradizione del Positivismo per esaltare invece, da un punto di vista pedagogico, la cultura classico-letteraria. Imponendo la scelta, subito dopo le elementari, fra istruzione professionale e scuola media (la sola che consente di continuare gli studi negli istituti superiori) e dando centralit al liceo classico (l unico indirizzo di studi che garantisce la frequenza di tutte le facolt universitarie), Gentile destina la cultura per lo pi alle classi egemoni, alimentando al contempo quel senso di superiorit con cui i letterati possono tentare ancora una volta di trovare una compensazione alla propria condizione massificata di impiegati al servizio del terziario e della moderna burocrazia. 16 DALLA PRIMA ALLA SECONDA GUERRA MONDIALE