Rocco Scotellaro T3 Sempre nuova l alba fatto giorno fuori dal CANONE PERCH SCOPRIRE QUESTO TESTO / Perch una testimonianza di come il Neorealismo abbia interessato anche la poesia: una poesia impegnata, volta a migliorare la societ . / L AUTORE Rocco Scotellaro nasce a Tricarico (Matera) nel 1923. Di umile origine (il padre era calzolaio e la madre sarta), socialista, sindaco di Tricarico dal 1946 al 1950, quando viene arrestato sotto l infondata accusa di irregolarit amministrative. In seguito, grazie all intervento dello scrittore Carlo Levi, ottiene un impiego presso l Osservatorio di economia agraria di Portici (Napoli). Muore improvvisamente per un infarto a Portici nel 1953. Scotellaro ha tratto dalla sensibilit ai problemi sociali della sua terra motivi per alcune opere comparse postume: l inchiesta Contadini del Sud (1954), il romanzo autobiografico incompiuto L uva puttanella (1955) e una serie di poesie ( fatto giorno, 1954) nelle quali, muovendo dai modi elegiaci dell Ermetismo, tende a un tono epico-popolaresco. Sono versi, i suoi, al tempo stesso concreti e visionari, aspri e cantabili, di una cantabilit popolare che per non scade mai nel folclorico, ma sa invece riallacciarsi alle esperienze pi avanzate della poesia contemporanea per approdare a una propria originale cifra stilistica. Nell incontro tra cultura alta e cultura popolare, Scotellaro racconta con efficacia la vita dei campi, dei contadini del Sud, dei ladri di bestiame, dei popolani, dei piccoli centri rurali, con una credibilit che gli deriva dallo stretto contatto che ha saputo mantenere con le proprie radici. In questa lirica del 1948, tratta dalla raccolta fatto giorno, il poeta si rivolge ai contadini della sua regione, la Basilicata, con i quali condivide la pena della loro antica miseria, e li incita a superare l angoscia che deriva dalla condizione di povert , per guardare invece all alba dei tempi nuovi che stanno per sorgere. Al desiderio di intima quiete si unisce la consapevolezza della necessit dell impegno dell intellettuale, ma anche di tutti gli altri, indispensabile a propiziare l avvento di un domani migliore. METRO versi liberi, raccolti in strofe di diversa lunghezza. Non gridatemi pi dentro, non soffiatemi in cuore i vostri fiati caldi, contadini. 5 Beviamoci insieme una tazza colma di vino! che all ilare tempo della sera s acquieti il nostro vento disperato. Spuntano ai pali ancora le teste dei briganti, e la caverna, l oasi verde della triste speranza, 10 lindo conserva un guanciale di pietra. 1-3 Non gridatemi contadini: il poeta sente le implorazioni dei contadini che si rivolgono a lui con angosciate richieste di aiuto. Ricordiamo che Scotellaro fu giovane sindaco di Tricarico (proprio nel periodo in cui ha scritto questi versi): possiamo dunque immaginare che i contatti con la povera gente del paese fossero quotidiani. 4 Beviamoci di vino: chiara eco del poeta latino Orazio (per esempio Odi, I, 37). 5 che: ha valore finale (affinch ). ilare: allegro, sereno, piacevole (tale il tempo della sera, poich terminato il lavoro, e con esso la fatica). 6 il nostro vento disperato: l ansia della giornata, ma forse insieme anche il rancore per le ingiustizie subite. L aggettivo nostro evidenzia la condivisione, da parte del 426 IL SECONDO NOVECENTO E GLI ANNI DUEMILA poeta, dei problemi della sua gente. 7-10 Spuntano di pietra: anche oggi, in questo travagliato dopoguerra dice il poeta assistiamo a iniziative di lotta dal basso e di opposizione all ordine costituito che assumono forme simili a quelle del brigantaggio ottocentesco, quando i ribelli all autorit (prima borbonica e poi sabauda) si nascondevano nelle caverne per sfuggire alla cattura.