Gli autori e i testi Silvio D Arzo LA VITA Silvio D Arzo, pseudonimo di Ezio Comparoni, nasce a Reggio Emilia nel 1920. La condizione di figlio senza padre (infatti era ignoto) pesa sulla psicologia del ragazzo, che percepisce l assenza della figura paterna come un peccato di cui vergognarsi. La situazione economi ca di casa disagiata, ma Ezio frequenta comunque la scuola. Dopo la maturit classica, si iscrive alla facolt di Lettere a Bologna. Intanto legge i narratori inglesi e americani, all interpretazione dei quali dedicher negli anni successivi un importante produzione saggistica. Dopo la laurea, inizia la carriera di insegnante nelle scuole di Reggio Emilia. L 8 settembre del 1943, giorno in cui viene reso pubblico l armistizio dell Italia con gli angloamericani, si trova a Barletta, dove viene catturato con altri ufficiali per essere avviato a un campo di prigionia, ma riesce a fuggire dalla tradotta, per poi fare ritorno a novembre nella sua citt : qui riprende a insegnare e a scrivere, cosa che far anche negli anni seguenti. Nel 1951 si manifestano i primi segni di una malattia (un linfogranuloma) che condurr prematuramente a termine la sua vita. Lo scrittore muore a Reggio Emilia nel 1952. LE OPERE Gi prima della guerra D Arzo comincia a pubblicare alcuni racconti in diversi periodici e ad abbozzare canovacci e parti di romanzi. Nel 1942 esce l unico volume destinato a essere stampato vivente l autore, il romanzo All insegna del Buon Corsiero. Ma dopo l esperienza bellica che la vocazione letteraria si chiarisce meglio e si sostanzia di pi mature motivazioni alla scrittura. L attivit narrativa continua ora sulla base di una mutata prospettiva esistenziale, che non si compiace pi di fantastiche invenzioni allontanate nel tempo (come nel romanzo d esordio), ma che, pur non entrando in una militanza neorealista, ricerca, in ogni storia, quello che l autore chiama il «contenuto umano». Un parroco di un piccolo paese di montagna racconta in prima persona il proprio incontro con una vecchia donna sola e disperata con cui condivide domande esistenziali che non hanno risposta. Casa d altri Frutto di questa nuova fase il racconto lungo Casa d altri, pubblicato postumo nel 1952 in rivista e nel 1953 in volume. Sotto il velo di un apparente immediatezza e semplicit , si cela un organismo narrativo complesso e assai sapientemente costruito. La storia narrata in prima persona da uno dei due protagonisti, il parroco di un piccolo villaggio dell Appennino Emiliano dove si svolgono le vicende raccontate. Il sacerdote vive stancamente il proprio ministero: le sue giornate scorrono uguali e monotone. Finch interviene qualcosa di insolito, l incontro con un anziana donna mai vista prima, Zelinda, nella quale il prete intuisce una profonda infelicit e un accorata richiesta d aiuto. Quest ultima si preciser nelle pagine successive: in circostanze eccezionali possibile chiede la vecchia al curato ottenere il permesso di suicidarsi senza cadere in peccato mortale? La particolarit dell opera Casa d altri un opera particolare, calata nell atmosfera greve di un paesaggio che evoca stati d animo desolati e in cui gli individui consumano una vita stanca e ripetitiva. La distanza dal Neorealismo evidente: la prosa lirica e la connotazione spirituale del racconto (una storia tutta interiore) esprimono il senso tragico e provvisorio di un esistenza vissuta da estranei, come appunto in una «casa d altri». Il genere letterario cui Casa d altri appartiene stato individuato con grande precisione da Eugenio Montale, che reput il testo un capolavoro nell ambito del genere letterario del racconto lungo. IL GENERE LA NARRATIVA ITALIANA DAL DOPOGUERRA A OGGI 497