Luigi Meneghello LA VITA Luigi Meneghello nasce a Malo (Vicenza) nel 1922, da una famiglia borghese. Studia a Malo e a Vicenza; poi, ottenuta la maturit classica, si iscrive alla facolt di Lettere dell Universit di Padova (dove si laureer nel 1945). Nel 1943, richiamato alle armi, frequenta il corso allievi ufficiali alpini a Merano, ed poi inviato a Tarquinia per partecipare alla difesa della costa tirrenica dagli sbarchi alleati. Dopo l armistizio dell 8 settembre riesce a risalire in Veneto, e all inizio del 1944, con un gruppo di amici, contribuisce a formare nel Bellunese un reparto partigiano che si richiama al Partito d azione. Sono questi «i piccoli maestri» del suo omonimo libro del 1964, in cui sono descritte le azioni e i rastrellamenti subiti dal gruppo da parte dei fascisti e dei tedeschi. Fra il 1946 e il 1947 Meneghello matura la decisione del «dispatrio», per usare il titolo di una delle sue opere: vinto un concorso del British Council per una borsa di studio all Univer sit di Reading (in Inghilterra), vi si trasferisce nel settembre 1947. Frattanto, nel 1946, aveva incontrato Katia Bleier, un ebrea iugoslava sopravvissuta ad Auschwitz, che sposa a Milano nel 1948. La borsa di studio a Reading si tramuta in seguito in un incarico permanente di insegnamento, che porta nel 1961 alla creazione nell universit di un Dipartimento di Italianistica, diretto dallo stesso Meneghello. Scrive l autore nel 1993: «L incontro con la cultura degli inglesi e lo shock della loro lingua hanno avuto per me un importanza determinante». Muore a Thiene (Vicenza) nel 2007. LE OPERE Nel corso della sua carriera universitaria a Reading, Meneghello si dedica a una costante attivit di scrittura, pubblicando molti romanzi, saggi e riflessioni in cui illustra, a s stesso e al lettore, il proprio modo di lavorare. Protagonista del romanzo Malo, il paese natale dell autore. La storia raccontata con affetto e nostalgia, ma anche con distacco ironico. Nel romanzo si mischiano efficacemente italiano colto ed espressioni dialettali. Libera nos a malo L opera che inaugura la carriera letteraria di Meneghello Libera nos a malo (1963), una straordinaria rappresentazione della vita e della civilt di Malo, un luogo che poi entrato a pieno titolo nella geografia letteraria italiana. Il libro pu essere descritto, con le stesse parole di Meneghello, come un «poema in frammenti di prosa, confessione autobiografica, umorosa e fervida rivendicazione di una supremazia dialettale, incantata epopea dell infanzia e scavo archeologico di un paese perduto». Si tratta di un affet tuosa e nostalgica rievocazione di un tempo perduto , ripercorso con distacco ironico dallo scrittore ormai adulto; ma attraverso il microcosmo di Malo viene anche raffigurato il passaggio della societ italiana dalla civilt contadina alla modernit industriale. L aspetto linguistico Il libro fonde efficacemente un italiano raffinato con differenti variet di dialetto. Malo spiega l autore un paese dialettofono, dove si parla una lingua che non si scrive, cio il dialetto alto-vicentino (designazione che esisteva solo topograficamente e che Meneghello ha introdotto nella dialettologia italiana), e si scrive una lingua che non si parla, cio l italiano (letterario o scolastico). Una parola come «uccellino», per esempio, compare in dodici forme diverse, delle quali undici, puntigliosamente elencate, sono «illegali» (ucelino, ucielino, ucilino e cos via) mentre soltanto una (uccellino) «legittima». Queste, per , sono tutte varianti della lingua scritta, e indicano un animaletto «privo di ogni vitalit », a differenza di quello che designato dall unica parola parlata, e quindi «vera», che appartiene al dialetto: oseleto. 528 IL SECONDO NOVECENTO E GLI ANNI DUEMILA