Aldo Palazzeschi LA VITA Nato nel 1885 a Firenze, Aldo Giurlani (questo il vero nome dello scrittore) si dedica alla letteratura dopo aver frequentato una scuola di recitazione, assumendo lo pseudonimo di Palazzeschi dal cognome della nonna. Dopo un soggiorno parigino si avvicina al Futurismo, di cui per non condivide il nazionalismo e l esaltazione della guerra: questo dissenso ideologico lo porta a rompere con Marinetti nel 1915. Al termine del conflitto, a cui costretto a prendere parte, conduce un esistenza appartata e solitaria, rimanendo estraneo al fascismo e impegnandosi soprattutto in un attivit di narratore che gli guadagna i favori del pubblico. Dopo aver vissuto a Firenze fino al 1950, si trasferisce a Roma, dove muore nel 1974. LE OPERE Compone i primi versi in stile simbolista e crepuscolare. Le raccolte poetiche di inizio secolo e il romanzo Il codice di Perel , dal tono giocoso, lo avvicinano al Futurismo, da cui poi si emanciper . Nel dopoguerra i suoi testi si orientano al ripristino di uno stile ordinato. Scrive romanzi e novelle di spirito ironico. Negli ultimi anni ritorna alla poesia giocosa. Una versione personale del Futurismo Dopo i primi versi improntati a un simbolismo di matrice crepuscolare (I cavalli bianchi, 1905; Lanterna, 1907; Poemi, 1909), Palazzeschi assimila la poetica futurista nella raccolta di poesie intitolata L incendiario (1910). Si tratta di un opera bizzarra, caratterizzata da allegria esplosiva e foga iconoclasta, con cui l autore esprime tutto il proprio spirito irriverente. La stessa carica fantastica e giocosa anima il romanzo Il codice di Perel (1911), una favola allegorica che ha per protagonista un «uomo di fumo», simbolo di una libert sfrenata e ingovernabile, destinato a gettare lo scompiglio tra gli abitanti di un regno immaginario. La curiosit con cui il personaggio viene inizialmente accolto si trasforma poi in incomprensione: imprigionato, egli riesce a dissolversi nell aria e a sparire per sempre. L interpretazione grottesca e provocatoria della poetica futurista spiegata dall autore nel manifesto Il controdolore (1914), dove il riso viene rivendicato come una forza liberatrice e catartica, capace di irridere il moralismo borghese, capovolgendone valori e mentalit . Questa visione dissacrante e trasgressiva della realt affine allo spirito futurista. Tuttavia, l approccio fanciullesco e favolistico, che invoca il riso e lo scherzo per strappare l involucro di dolore da cui ciascuno avvolto, finisce per collocare la scrittura e l immaginario di Palazzeschi in una posizione autonoma, destinata a emanciparsi dal gruppo di Marinetti. Il bisogno di regredire artisticamente all infanzia e di rimanere fedele a una sorta di anarchico e rivoltoso individualismo fanno s che egli non resti al fianco dei Futuristi. Cos , il rifiuto di ogni impegno politico (men che meno di tendenza nazionalistica) lo allontana da essi, fino al dissenso, alla vigilia della Prima guerra mondiale, dalle posizioni interventiste del movimento. Nella guerra Palazzeschi avvertir infatti «il brutale trionfo del principio di realt sul suo sogno d avventura letteraria e umana» (Luperini). Il ritorno all ordine e l ultima produzione Da un punto di vista stilistico, il funambolismo di Palazzeschi finisce a poco a poco per stemperarsi in forme pi regolari e tradizionali. Deluso dall avanguardia, l autore obbedisce nel primo dopoguerra al ritorno all ordine che caratterizza parte della letteratura italiana. Scrive cos romanzi quasi ottocenteschi per struttura e contenuto, come Sorelle Materassi (1934), o raccolte di novelle come Il palio dei buffi (1937), in cui l ironia non nasconde una visione disincantata della vita. Tra le opere successive, ricordiamo i romanzi I fratelli Cuccoli (1948), Roma (1953), Il doge (1967), Stefanino (1969), Storia di un amicizia (1971). Nell ultima fase della sua produzione l autore torna ai modi giocosi e fantastici dei suoi esordi con raccolte poetiche quali Cuor mio (1968) e Via delle cento stelle (1972). 84 DALLA PRIMA ALLA SECONDA GUERRA MONDIALE